Le Note del Gufo, 45

Ai tempi, la maestra chiedeva ai bambini: «Che lavoro fa il tuo papà?». La mamma, si dava per scontato che stesse a casa a fare bucati e a cuocere sughi e a lavare accuratamente le verdure (adesso i minestroni si comprano pronti e ancora un po’ già masticati e metabolizzati). Sulla carta d’identità stava scritto, professione: casalinga, e per i pubblicitari era la massaia, corteggiata, a cui rifilare tutta quella serie di prodotti e prodottini grazie ai quali da un pezzo di sapone di Marsiglia si è passati ad armadi traboccanti di meraviglie lucidanti e brillantanti, self-pulenti.
Dev’essere probabilmente proprio grazie a questa scienza liberatoria dal pulito se la massaia si è evoluta in donna-ing (multitasking e che fa shopping, lifting, fitting, jogging ecc…. ). Così la seguente foto apparsa stamane sul giornale sembra annunciare la conquista non solo di nuovi spazi, ma dello Spazio, tout court in assoluto. Da suggerire che le maestre non chiederanno più del papà, presenza obsoleta irrilevante, ma dell’astro-mamma: «Pierino, quando pensi che tua mamma scenda dalla Luna?».

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33 risposte a Le Note del Gufo, 45

  1. lallade ha detto:

    Ma la terra è piatta… Chissà dove andranno mai veramente! 😁😁😁😁

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  2. lallade ha detto:

    Di certo non sulla luna… Non ci siamo mai arrivati noi esseri umani.
    😬😬😬

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  3. Lucy the Wombat ha detto:

    Io voglio il minestrone già mangiato e metabolizzato 😍😄

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  4. Neda ha detto:

    Mi hai fatto tornare in mente un nostro parente che, quando ha scoperto che io lavoravo a 500 chilometri da casa e in albergo (sai quanto peccaminoso potesse essere, visto che, data la sua età, aveva frequentato i casini di buona memoria), si scandalizzò e inveì contro mia madre, perché: (testuali parole sue) “le donne devono stare in casa a fare figli e non ne devono sapere più del proprio marito”, ovvero devono essere in grado di leggere e scrivere (a malapena) e se il marito è un troglodita ignorante devono essere più ignoranti di lui, così tacciono quando lui parla.
    Beh, data la mia età, stiamo parlando del secolo scorso, di cinquant’anni fa.

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    • Guido Sperandio ha detto:

      Mi fa piacere questa tua (lo chiamo aneddoto) testimonianza che avalla, appunto, l’apertura del post. Perchè a raccontarle certe cose oggi appaiono esagerazioni, stratagemmi giusto per fare colpo.

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      • Neda ha detto:

        Il fatto è che i giovani d’oggi non hanno idea di come fosse considerata la donna cinquanta/sessant’anni fa, dallo stato, dalla chiesa e dalle istituzioni, anche qui nel nostro nord che era più emancipato del sud della nostra nazione. Mio nonno rimproverava mia madre che mi aveva permesso di studiare, molti nostri parenti ci hanno criticato quando me ne sono andata di casa, appena diplomata e non ancora maggiorenne, per lavorare così lontano e in un ambiente così “peccaminoso” come quello degli alberghi. Poi non capivano perché viaggiavo all’estero, da sola, per migliorare la mia cultura, perché a trent’anni non ero ancora sposata. Nei ristoranti facevano fatica a servirmi perché ero da sola al tavolo, aspettavano chi avrebbe pagato per me…sì ero considerata, all’epoca, una “strana”. Devo essere sincera, di fronte a certe occhiatacce, a certi commenti, mi divertivo a scandalizzare ancora di più, per quanto possibile, eppure mi comportavo da persona beneducata e facevo cose che oggi vengono considerate normali, anzi, forse troppo da benpensanti.

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  5. giomag59 ha detto:

    Compito sempre più difficile quello dei poveri maestri d’oggigiorno! babbi e babbe, mammi e mamme, 1-2-X, dovranno per forza inventare nuovi pensierini da far fare agli alunni. E’ verissimo… il fatto è che una volta anche se la donna lavorava fuori casa sembrava quasi che quello fosse il secondo lavoro: il primo, indiscusso, era quello di mamma (e di capo della casa, di gestore delle finanze e delle relazioni familiari, di ambasciatore..) e questa incontrovertibile verità non sembrava essere vissuta (questo però era la sensazione dei figli…), o almeno non da tutte, come una diminutio (ammesso che la parola diminutio esista). Sinceramente non so se mi sarebbe piaciuto avere una mamma astronauta… Ma non vorrei attirarmi le ire di tutte le tue lettrici, mi fermo qua! Ciao!!

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    • Guido Sperandio ha detto:

      Quant’è vero questo tuo passo: «il primo, indiscusso, era quello di mamma (e di capo della casa, di gestore delle finanze e delle relazioni familiari, di ambasciatore..)»
      Oggi che si usa tanto il termine “imprenditore” (basta avere un banchetto di limoni al mercato), mi rendo conto come la brava donna cosiddetta di casa rivestisse il ruolo di un vero e proprio direttore d’azienda, con responsabilità e abilità richieste che spaziavano – appunto come tu dici – dall’organizzazione di quella che è una realtà multiforme e complessa, alla finanza. Mia madre, non riconosciuta e anonima – si guadagnava in realtà un vero e proprio stipendio, virtuale apparentemente, ma che erano quattrini sonanti risparmiati a fine mese (le lavanderie, ad esempio, chi se le sognava?).
      Ecco, una mamma astronauta, però, mi avrebbe fatto comodo arrivato in età di morosette, mentre erano guai se non timbravo il cartellino puntuale del rientro.
      Ciao, alla prossima!

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  6. Pendolante ha detto:

    “Voglio una donna con la gonna”?

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  7. maratrufelli ha detto:

    Sono la mamma di Pierino…e sa che le dico signor Maestro? Io dalla Luna non scenderò mai! *__^

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  8. alessialia ha detto:

    Guidino!
    Quando mi porti su plutone?

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  9. Guido Sperandio ha detto:

    Aspetta un attimo che guardo il primo giorno libero in agenda

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