«Non ci sono soldi»

Incontro un vecchio amico che, tra un discorso e l’altro, ricorda: «Quand’ero bambino, gli anni dopo la guerra, qualunque cosa chiedevo in casa, la risposta era: Non ci sono soldi. I cappotti venivano voltati e rivoltati, allo sfinimento, e quando venivano finalmente dismessi perchè bavero e maniche erano ormai trasparenti da tanto erano lisi, ci si accaniva a recuperare i rimanenti tratti di stoffa ancora buoni…».
Mi è venuto in mente quel racconto di Gogol, Il Cappotto. Com’è noto, il protagonista, Akakij Akakievič, è un miserrimo impiegato, al minimo gradino della macchina burocratica pubblica nella Russia degli Zar.
Akakij Akakievič è snobbato non solo in ufficio ma anche fuori, a cominciare dai vicini del palazzo dove abita e dove vive solo, in condizioni al limite della sopravvivenza.
Il cappotto, l’unico ovviamente di cui dispone, a un certo momento è consunto irrecuperabile e Akaij Akakievič si riduce pressoche alla fame per risparmiare e racimolare la somma per un cappotto nuovo, che commissiona tra mille raccomandazioni al sarto Petrovic.
Il cappotto nuovo segna l’inizio di una nuova era per  
Akaij Akakievič, che, dapprima timidamente, ma poi sempre più fiero, esibisce in prolungati passeggi sul corso principale. È il riscatto da tutta una vita di umiliazioni e Akaij Akakievič diventa oggetto di riconsiderazione e stima. Se non che l’idillio viene bruscamente interrotto. Una notte, proprio al termine di una serata brillante a cui è stato invitato, Akaij Akakievič viene assalito e derubato del cappotto. Ridotto praticamente in mutande, invano cercherà giustizia presso le autorità preposte. Non regge alla disperazione, muore. Ma da quel momento Pietroburgo e coloro che hanno ignorato le sue perorazioni, verranno afflitti dal fantasma di Akaij Akakievič che non dà loro tregua.


Oggi, da noi, i cappotti si buttano, anche semplicemente  perchè hanno smesso di piacere, non importa se praticamente nuovi. Tornando al racconto del mio vecchio amico: è che adesso ci sono quei famosi soldi che non c’erano un tempo?

 

Dal racconto di Gogol è stato tratto nel 1952 un film diretto da Alberto Lattuada.
Non a caso il film è uscito in quegli anni.
Il protagonista è Renato Rascel, ruolo drammatico insolito per il noto comico.
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29 risposte a «Non ci sono soldi»

  1. Paola C. ha detto:

    io adoro i cappotti!! (Almeno fino a quando il freddo non e’ tale da farmi ricorrere al piumino supe-imbottito!) 😉

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  2. clipax ha detto:

    Esisteva anche il vestito della Domenica…

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  3. tiZ ha detto:

    Adesso si fanno i debiti. .. i passi più lunghi delle gambe. .

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  4. L'Irriverente ha detto:

    Ora ci sono meno soldi di prima; ma, come dimostra la bolla finanziaria americana che ha fatto partire la crisi, quando hai una carta di credito te ne accorgi più difficilmente… nel caso di molti cittadini americani, quando ormai è troppo tardi.
    Stando a un mio amico che trova in giro di queste curiosità – membro anche lui del blog – se ti trovi negli Stati Uniti con dieci dollari in tasca e nessun debito dei già più ricco di molti Americani.
    Da ultimo, ricordo un paio di emblematico versi di una canzone di Guccini: “Nelle auto prese a rate / Dio è morto” (una curiosità è che la RAI si rifiutò di passare la canzone in radio, probabilmente ignorando che finisce bene: fu trasmessa per la prima volta da Radio Vaticana…).

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    • Guido Sperandio ha detto:

      Interessante e utile il tuo commento. Utile perchè mette in luce un atteggiamento e una psicologia che poi diventa macroeconomia, con tutte le conseguenze che abbiamo visto e da cui il nostro Paese (pare) in particolare, non riesce a uscirne.
      Una considerazione mi suggerisci anche con la nota finale. Gustosa. Una chicca.
      D’acchito, penso che mentre la nostra Ufficialità è attenta a non disturbare il coevo Vaticano, il Vaticano, a sua volta, essendo detentore della potestà di giudizio, non teme di esprimerlo quando e come gli aggrada. 🙂
      Nota: com’è facile fare delle brillanti ironie, non occorre inventare niente, la realtà ce le offre su un piatto d’argento, ogni giorno, dovunque si posi lo sguardo.
      Allegria!

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  5. L'Irriverente ha detto:

    Errata corrige: secondo paragrafo, *sei già più ricco.
    Il mio telefonino è anarchico, scrive quello che vuole lui…

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  6. giomag59 ha detto:

    Io dico di si. O almeno, i soldi ci sono per tanti… in questi giorni ad esempio mia moglie è andata ad aiutare una parrocchia vicina, mobilitata per l’ennesima emergenza profughi. Ad un certo puntola raccolta del vestiario l’hanno dovuta sospendere, tanta era la roba che arrivava (c’è da dire che tanti hanno approfittato per vuotare gli armadi delle cantine _ carità pelosa _). Il problema del nostro tempo, per me, non è la penuria di soldi o di beni, ma la mancanza di solidarietà: per cui si accetta che il lavoro non ci sia per tutti, ma si accumula così tanto che si può poi dare cappotti a tutti, facendosi belli…

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    • Guido Sperandio ha detto:

      Non finisco di rendermi conto come qualsiasi aspetto della vita e in genere, più si approfondisce e più rivela lati di cui tenere conto e tali da ampliare se non modificare il nostro primo giudizio.
      Questo lo dico alla luce del tuo commento, da cui esce un’interpretazione inappuntabile. Un altro modo interessante di vedere la questione.

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  7. alessialia ha detto:

    eh che infatti oggi non conosciamo il vero valore delle cose. ce le sudiamo meno…
    anche il cibo… prima la domenica era una festa…
    ora abbiamo troppo e non sappiamo piu cosa potremmo volere…
    ciao guidino bellooooooooooooooooooooooooooo!

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  8. quasi40anni ha detto:

    Prima dal poco usciva il tanto. Ricordo una mia amica, di molti anni piu’grande di me, ultima di tante sorelle, che aveva indossato per tutta l’infanzia quei pochi abiti appartenuti a tutte le sorelle precedenti. Conserva ancora come una reliquia, da oltre 60 anni, il primo cappotto che fu cucito tutto per lei.

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  9. Lady Nadia ha detto:

    Ed ecco per magia, sotto a questo articoletto… comparire un link di vendita cappotti. FANTASTICO NO? L’antitesi del testo.

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    • Guido Sperandio ha detto:

      Il criminale autore dell’intrusione è sempre WP, quello che ti nasconde le mail, anzi che ci nasconde le mail.

      Io la pubblicità non la vedo, neanche da te, ed è strano perchè chi ha un blog WP non dovrebbe vederla, ma solo chi entra da estraneo. Un’altra clausola WP disattesa… per i quattrini!!!

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  10. Neda ha detto:

    Anch’io faccio parte di quella generazione che portava i cappotti rivoltati, e non solo quelli. Non c’erano soldi, è vero, ma c’era la speranza di poter lavorare, guadagnare, creare un futuro migliore. Oggi, dopo aver avuto di tutto, i nostri figli devono fare i conti con una crisi che ricorda quella del dopo prima guerra mondiale, se non peggio.
    Comunque, il mio cappotto ha 18 anni e regge ancora abbastanza bene: mi tiene caldo e chi se ne …..della moda.

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  11. Lucy the Wombat ha detto:

    Akakij ❤ Una delle figure più tragiche mai esistite.

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    • Guido Sperandio ha detto:

      Cara Wombat, il piacere che mi fa ritrovarti qui. Inaspettata, e tra le pieghe remote di questo blog.
      Sto seguendo il tuo ultimo post con la coda di commenti che piovono ogni giorno e mi aggiungo al plauso di quelli che stanno commentando.
      Venendo al povero scrivano, Akakij, è una storia veramente ferocemente beffarda, e Gogol è maestro di quell’assurdo (vedi il Naso) che qualche secolo dopo sarà in auge.
      Nel reader ho lì permanente Cecov, altro grande. Sebbene ovviamente differente. Cecov è il ristoro, e ripiego, quando dopo essere passato da qualche nostro contemporaneo, sento il bisogno di uno scrivere “umano”. Ogni novella è un sentimento differente a ispirarla.
      Un caro arrisentirci!

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      • Lucy the Wombat ha detto:

        Non girovago sui blog quanto vorrei, perché mi piace farlo dal pc, non dal cellulare (dove tra l’altro mi sparisce ogni personalizzazione dei siti), e il pc lo apro poco… Ma appena vedo qualcosa di russo mi fiondo! Pensa che Cechov mi turba parecchio, per me è pure troppo di quell’umano di cui parli tu. Troppo simile alla vita reale nella sua opacità. Almeno Gogol è cattivo, ma sai che non è per davvero! (Oddio, non che stesse bene di mente, eh). Ciao 😊

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