Quando una donna ama…

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«Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia…» scrive Dante Alighieri  circa mille anni orsono. E «Works» è invece il libro, ora, di Vitaliano Trevisan. La narrazione è in prima persona. Il cosiddetto Io narrante. 
Nel libro, a un certo punto, il protagonista viene scacciato di casa dalla moglie. Non che lui avesse delle amanti  o bevesse o fosse violento o altro. La moglie semplicemente gli fa avere la raccomandata per la separazione
, lei che pure aveva fatto di tutto per sposarlo.
A lui, ormai sui quarant’anni, non resta che ritornare alla casa natia, dalla mamma, il cui marito è morto da poco.

«Anche mia madre fu adamantina: a casa sua non c’era posto per me. Quello che avevo lasciato, l’aveva occupato tutto mia sorella e la sua famiglia. È vero che c’era il garage, ma ora che mio padre era morto, lo usavano come lavanderia, e anche come deposito, e insomma: io me n’ero andato e non potevo tornare. Questo diceva mia madre, e mia sorella diceva che era nostra madre a dirlo, e lei non poteva fare niente. E anche se mio padre, nel suo testamento, aveva previsto diversamente, per far valere quel testamento, così la mia avvocata, avrei dovuto intentare causa a mia madre, povera vecchia, ora anche vedova e malata, cosa di cui i giudici avrebbero senz’altro tenuto conto: a nessuno piace un figlio che si scaglia, se pure legalmente, contro la vecchia madre; e tutto per una stanza; e sarebbe stata comunque una cosa lunga, e io non avevo soldi. Tenuto per le palle. Essendo io un uomo. E a tenermi per le palle erano mia moglie, che sarebbe presto diventata la mia ex-moglie, e mia madre, che resterà mia madre per sempre, anche adesso che è morta. E tutte e due, mia moglie e mia madre, e poi anche mia sorella, mi tenevano per le palle sfruttando fino in fondo tutta la loro debolezza…  (omissis)….
La cosa divertente era che tutte quelle donne, ovvero mia moglie, mia madre, mia sorella, non solo continuavano a ripetere, a ogni occasione, che mi amavano, ma addirittura che non aveva mai amato nessuno come amava me, mia moglie, che mi aveva sempre amato più di chiunque altro, mia madre, che ero il preferito della mamma, e che da quando ero nato lei stessa mi amava quasi come un figlio, prima ancora che come un fratello, mia sorella.
Di fronte a tutto questo ero completamente impotente, andavo in confusione, perdevo la testa, alzavo la voce, e non appena alzavo la voce, loro me lo rinfacciavano. Se la alzavo un po’ di più, dicevano che gli facevo paura, che ero come mio padre, mia madre,  che ero peggio di suo padre, mia moglie, che ero violento e prepotente come e peggio di mio padre, mia sorella, che una volta, nel corso di una discussione un po’ accesa, minacciò di chiamare i carabinieri. Eppure non ho mai alzato le mani né con mia moglie né con mia madre, né con mia sorella…. omissis)…..
No, diceva mia moglie. No, diceva mia sorella. No, diceva mia madre. Soprattutto mia madre. Chissà, un rifiuto alla volta, avrei potuto sopportarlo, ma così, tutte e tre insieme, nello stesso momento. E dicevano di amarmi!»
[Vitaliano Trevisan, «Works», Einaudi Stile Libero, pag. 350]

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10 risposte a Quando una donna ama…

  1. Paola C. ha detto:

    “La donna e’ mobile, qual piuma al vento…” diceva Verdi nel Rigoletto. C’e’ un po’ di verita’ in questo… (almeno per quanto mi riguarda!) 🙂 😉 🙂

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  2. L'Irriverente ha detto:

    Tra l’altro Pirandello ci ha insegnato che inscenare il proprio suicidio e scappare non funziona… e comunque, Mattia Pascal aveva almeno appena vinto un sacco di soldi a Montecarlo, mentre costui è completamente al verde…

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    • Guido Sperandio ha detto:

      Vero, tanto che il protagonista porta le proprie cose (un paio di braghe e poco altro ma soprattutto tanti libri) in casa di un fidato amico per poi subito trovarsi un lavoro in Germania, in una sperduta gelateria in Baviera.
      E qui mi riallaccio al commento sopra di Paola (la donna è mobile). Infatti, moglie e sorella, intuendo che il fidato amico possa conoscere il nuovo indirizzo, stringono d’assedio l’amico, che infine – stressato – lo rivela. Appreso l’indirizzo, le due donne tempestano di telefonate l’esule, offrendogli soluzioni – diciamo – generose, perché torni.
      Il mio commento finale?
      Lo farò nel dialetto del protagonista: Se no i xe mati, no li volemo

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  3. elis19mr ha detto:

    Da noi si dice <>

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  4. elis19mr ha detto:

    se fossero perfetti sarebbero nostri!!

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  5. lilasmile ha detto:

    Certo il pezzo che hai riportato di Works di Trevisano mi fa un po’ impensierire. Ma credo tutto dipenda dal mio vissuto. Non è detto che l’uomo per essere violento debba per forza menare. Ci sono vari tipi di violenza. Ma andando al sodo. Ti è piaciuto questo libro??? Comunque è vero a volte…la donna è mobile! 🙂

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    • Guido Sperandio ha detto:

      Sono quasi alla fine, ma al di là delle vicende personali del protagonista, le divagazioni ricorrenti offrono quadri interessanti (sociali e di economia locale ecc.), sono cose di cui una persona aggiornata è al corrente, ma è un altro conto leggerle vissute.
      In definitiva, è un libro con molte carenze, nel contempo con spunti che considero validi.
      Nota: evito di consigliare mai un libro, di regola, perchè niente come un libro è legato al percorso tutto personale del lettore, umano e culturale.

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      • lilasmile ha detto:

        Allora sei un uomo saggio!!! Penso che infatti ogni lettore venga affascinato anche visivamente (già solo dalla copertina a volte) dalla sensazione istintiva che ha nei confronti del libro che sceglie (o è il libro che sceglie il lettore?). Comunque ripeto, sei un saggio 🙂

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