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Quando una donna ama…
«Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia…» scrive Dante Alighieri circa mille anni orsono. E «Works» è invece il libro, ora, di Vitaliano Trevisan. La narrazione è in prima persona. Il cosiddetto Io narrante.
«Anche mia madre fu adamantina: a casa sua non c’era posto per me. Quello che avevo lasciato, l’aveva occupato tutto mia sorella e la sua famiglia. È vero che c’era il garage, ma ora che mio padre era morto, lo usavano come lavanderia, e anche come deposito, e insomma: io me n’ero andato e non potevo tornare. Questo diceva mia madre, e mia sorella diceva che era nostra madre a dirlo, e lei non poteva fare niente. E anche se mio padre, nel suo testamento, aveva previsto diversamente, per far valere quel testamento, così la mia avvocata, avrei dovuto intentare causa a mia madre, povera vecchia, ora anche vedova e malata, cosa di cui i giudici avrebbero senz’altro tenuto conto: a nessuno piace un figlio che si scaglia, se pure legalmente, contro la vecchia madre; e tutto per una stanza; e sarebbe stata comunque una cosa lunga, e io non avevo soldi. Tenuto per le palle. Essendo io un uomo. E a tenermi per le palle erano mia moglie, che sarebbe presto diventata la mia ex-moglie, e mia madre, che resterà mia madre per sempre, anche adesso che è morta. E tutte e due, mia moglie e mia madre, e poi anche mia sorella, mi tenevano per le palle sfruttando fino in fondo tutta la loro debolezza… (omissis)….
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“La donna e’ mobile, qual piuma al vento…” diceva Verdi nel Rigoletto. C’e’ un po’ di verita’ in questo… (almeno per quanto mi riguarda!) 🙂 😉 🙂
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Nel caso riportato, le signore non sembrano molto mobili. Sarà che ci sono di mezzo degli immobili…
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Tra l’altro Pirandello ci ha insegnato che inscenare il proprio suicidio e scappare non funziona… e comunque, Mattia Pascal aveva almeno appena vinto un sacco di soldi a Montecarlo, mentre costui è completamente al verde…
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Vero, tanto che il protagonista porta le proprie cose (un paio di braghe e poco altro ma soprattutto tanti libri) in casa di un fidato amico per poi subito trovarsi un lavoro in Germania, in una sperduta gelateria in Baviera.
E qui mi riallaccio al commento sopra di Paola (la donna è mobile). Infatti, moglie e sorella, intuendo che il fidato amico possa conoscere il nuovo indirizzo, stringono d’assedio l’amico, che infine – stressato – lo rivela. Appreso l’indirizzo, le due donne tempestano di telefonate l’esule, offrendogli soluzioni – diciamo – generose, perché torni.
Il mio commento finale?
Lo farò nel dialetto del protagonista: Se no i xe mati, no li volemo
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Da noi si dice <>
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se fossero perfetti sarebbero nostri!!
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… o mostri? 🙂
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Certo il pezzo che hai riportato di Works di Trevisano mi fa un po’ impensierire. Ma credo tutto dipenda dal mio vissuto. Non è detto che l’uomo per essere violento debba per forza menare. Ci sono vari tipi di violenza. Ma andando al sodo. Ti è piaciuto questo libro??? Comunque è vero a volte…la donna è mobile! 🙂
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Sono quasi alla fine, ma al di là delle vicende personali del protagonista, le divagazioni ricorrenti offrono quadri interessanti (sociali e di economia locale ecc.), sono cose di cui una persona aggiornata è al corrente, ma è un altro conto leggerle vissute.
In definitiva, è un libro con molte carenze, nel contempo con spunti che considero validi.
Nota: evito di consigliare mai un libro, di regola, perchè niente come un libro è legato al percorso tutto personale del lettore, umano e culturale.
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Allora sei un uomo saggio!!! Penso che infatti ogni lettore venga affascinato anche visivamente (già solo dalla copertina a volte) dalla sensazione istintiva che ha nei confronti del libro che sceglie (o è il libro che sceglie il lettore?). Comunque ripeto, sei un saggio 🙂
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